Tutte le fiabe sono inquietanti, molte mettono paura. «Barbablù» è di certo una delle più potenti: una macchia di sangue su una chiave d’oro, le mogli uccise e appese come mantelli ai ganci nella segreta, e tutto ciò, come succede nelle fiabe, senza che ne sappiamo il perché. Questa riscrittura cerca proprio di dar conto delle ragioni che inducono il protagonista a fare quello che fa. Almeno finché non entra in scena Blu, l’ultima moglie, la sola destinata a sopravvivere contando sulle proprie forze, sull’acume, sulla rapidità di pensiero e d’azione, sulla capacità di dedurre e collegare gli indizi. Blu e Barbablù giocano al gatto e al topo per tutta la storia: soltanto che non si sa chi sia il gatto e chi sia il topo.